Stroncature

Stroncature

Una collezione di CD e uno che non sapeva fare le recensioni, quelle perfide, sottilmente sarcarstiche e dolorosamente chirurgiche, perché alla fine ci trovava sempre qualcosa di buono.

19 Settembre 2007

Ci son dei giorni che io mi metto lì e passo in rassegna la mia collezione di CD. Che un po' ci vuole, saran più di mille CD la mia collezione di CD. Tipo ieri, che passavo in rassegna la mia collezione di CD, andavo su e giù ripetutamente pensoso lungo le mensole andata e ritorno andata e ritorno. Che un po' ci vuole, andata e ritorno andata e ritorno più di mille CD, la mia collezione.

Ognimodo, ero lì che guardavo e riguardavo, muginavo e rimuginavo. Polly stava sdraiata sul letto che ascoltava qualcosa dentro l'iPod e mi guardava con le pupille che si muovevano qua e là come quando si segue la pallina durante una partita di tennis — che ero io la pallina, andata e ritorno andata e ritorno.

Alla fine poi Polly ha spento la roba che stava dentro l'iPod e con le cuffie ancora addosso:

  • Ma che fai, te, lì che guardi e riguardi mugini e rimugini andata e ritorno andata e ritorno tutto pensoso lungo le mensole piene di CD, saran più di mille, la tua collezione?

Mi fa Polly con le orecchie ancora dentro le cuffie ma con la roba dentro le cuffie spenta.

Cerco qualcosa da stroncare.

Ho risposto io sovrappensiero.

Recupero autostima

  • Ah, operazione psicologica di recupero autostima.

Ha commentato lei sedendosi sul letto per dedicare più attenzione alla cosa, che si interessa Polly, quando c'ho questi momenti, che dice che ci sarebbe materiale per una paio anche tre di trattati psico-sociologici di quelli che pesano un certo numero di chili e anche di più.

"Operazione psicologica di recupero autostima" uno non ci pensa ma rendeva bene l'idea, che Polly come al solito aveva capito tutto: che io mica cercavo qualcosa da rompere fisicamente (che io rompere uno dei CD della mia collezione, saran più di mille la mia collezione, mi si spezzerebbe il cuore prima che il CD) cercavo qualcosa da stroncare moralmente.

Sai, caro utente critico musicale, di quelle poche righe argute e diabolicamente ironiche, taglienti e sottilmente crudeli eppur leggere nel loro essere un'incudine tra capo e collo dell'artista in questione. Di quelle cose che poi l'artista in questione le legge e gli vien da piangere e perde tutte le convinzioni che aveva e decide che è un buono a nulla, un incapace, vorrebbe suicidarsi, l'artista in questione, e invece poi semplicemente smette di fare musica e si dà alla coltivazione dell'orto. Che il futuro del mondo è nell'agricoltura, si convince l'artista in questione, leggere una stroncatura come quella che dico io sulle sua spalle.

I Black Sabbath

Solo, mugina e rimugina, ci vuole qualche colpo a effetto, dicevo io a Polly, suddài cerca qualcosa che faccia sensazione, mi dicevo, trova qualcosa che susciti scandalo, dicevo.

  • Cazzo, i Black Sabbath!

Quelle schifezze dei Black Sabbath fine anni Ottanta, con Ozzy che a forza di mangiar pipistrelli era diventato grasso come un maiale e la voce l'aveva lasciata chissà dove nel '76.

Solo, eseguire, non eseguivo mica. Che mi vien da pensare che i fan dei Black Sabbath di allora c'hanno tutti almeno cinquant'anni o più. Meglio lasciar perdere i Black Sabbath, confermava Polly dal bordo del letto. Lasciare i Black Sabbath al loro posto, mi son convinto allora, che la salute, mi dispiacerebbe minare la salute dei cinquantenni o più. E allora, ingraziarsi i cinquantenni, tacere sui Black Sabbath, dammi retta.

Bob Dylan

Cerca qualcosa di meglio, mi son detto a quel punto, cerca qualcosa di eclatante ma più neutrale, mi son suggerito senza ascoltarmi, qualcosa che non provochi bruschi abbassamenti di pressione ai cinquantenni. Polly ha annuito, che contraddirmi in questi momenti non è il caso. Poi ho pensato:

  • Bob Dylan!

L'ho pensato ma non lho detto. Altro che abbassamento di pressione! Parlar poco bene di Bob Dylan, sarebbe un disastro, fidati, la spesa sanitaria andrebbe fuori controllo, vedere tutti quei ricoveri per arresto cardiaco di quarantenni, cinquantenni, sessantenni e ultracentenari. «Bob Dylan: ma non scherziamo, per favore!» ha detto Polly che non l'ho ancora capito come fa ma risponde anche quando le cose le penso ma non le dico.

Solo che lì il tempo passava e in mente, non mi veniva in mente niente di accettabile, da stroncare, dico. Si parlasse almeno di libri sarebbe un attimo, prendo quello che ti prende e ti porta via che non si è ancora capito dove ti porta e vien naturale, mi rammaricavo. Polly allora ha fatto il broncio, che lei è una di quelle che l'hanno portata via, poi però lo ha sciolto subito in un sorriso (che Polly c'ha questa magia che le viene benissimo a Polly che un secondo fa c'aveva il broncio e ora ride che non si capisce come ha fatto, cambiare l'inclinazione della bocca così velocemente) e ha detto a bassa voce:

  • Mezzo chilo di carta.

Tom Waits

Ma invece dischi, niente. Stroncare, mugina e rimugina avanti e indietro andata e ritorno, ma nulla. Poi, come diceva quello di Dublino, c'ho avuto un'epiphany.

«Un'epifania sarebbe un po' come quando ti appare la madonna», spiega la piccola Rossella Caruso, venditrice su eBay di statuette sacre lacrimanti, lavoro che, a dirla tutta, è un po' una truffa e allora deve essere per quello che a lei l'Epifania gli porta spesso tanto tanto carbone.

  • Porca miseria, Tom Waits! Demoliamo una delle ultime cose di Tom Waits.

Mi son detto: quell'ammasso di merda d'artista a conduzione familiare che è Real Gone. Tom Waits! Tom Waits! E gioivo: caro Tom Waits, ora vedi come ti accartoccio ben bene. Solo, tempo tre secondi, tutto mi è crollato.

È che c'eran due cose, con Tom Waits. La prima è che a ripensare a quella voce fatta con la carta vetrata che sbaglia le note con una classe tutta sua mi venivano un po' i brividi, i brividi quelli buoni. La seconda e che Tom Waits e i critici, eh. Niente da fare, ho guardato Polly, anche Tom Waits non si tocca, che Tom Waits, i critici, vedere che non ne parli bene, i critici, quelli, si riuniscono compatti in un plotone, tutto un plotone di critici tutti agguerritissimi, e ti vengono a cercare, l'ho avvertita. Che i critici quando si incazzano che gli tocchi qualcuno che non gli dovevi toccare — tipo Tom Waits, per fare un esempio — quelli, i critici, non te lo immagini neanche di cosa sono capaci, quando si incazzano! Che fare queste riflessioni, son rabbrividito, coi brividi quelli poco buoni però. Polly mi ha dato subito il plaid, che com'è premurosa Polly non ce ne sono. Quindi, anche Real Gone, niente, scartato. Anche se ci tenevo, fargli un culo così, a Tom Waits. Deciso che è meglio lasciar perdere per cause di forza maggiore.

Gli Interpol

E allora ho continuato a passare in rassegna i miei CD, mille e passa, la mia collezione saranno, a vedere se c'era qualcosa da stroncare come dico io, alla fin fine.

Bah. Gli Strokes, stroncarli, troppo banale e fuori tempo. Tiromancino, Afterhours, Marlene Kuntz, chissà quante se ne beccheranno di stroncature, poveretti, che hanno perso lo smalto di un tempo, che si son venduti, che ora fanno dischi da casalinghe, che non son più catartici, che ormai son vecchi e gommosi che sui giovani d'oggi non ci scatarran più e non capiscon più cos'è bruciare. Non me la son sentita, io, aggiungermi al coro.

Però sì. Questa volta ci sono, mi son rallegrato all'improvviso:

  • Gli Interpol!

Gli Interpol, guardar bene, sarebbero le vittime ideali. Con quest'ultimo disco che c'ha una copertina che dire orribile è un eufemismo, che dicon tutti che non c'hanno fantasia che son cose fritte e rifritte («Fritte van bene, ma rifritte fan schifo», giura Carmine Buongustom, primo chef dell'osteria Al Colesterolo, di Amalfi Sud — niente a che vedere con Fred).

C'avevo pure lì pronta una bella chiusa al fulmicotone per una stroncatura come si deve, di quelle chiose che lascian le cose un po' in sospeso ma l'artista in questione e tutti i suoi fan con una marea di dubbi sul groppone che poi gli vien da dire nell'agricoltura, è nell'agricoltura il futuro del mondo. Che avrei concluso dicendo:

Alla fine della fiera, senza gli Interpol non sarebbero esistiti gli Editors: decidete voi se è un merito o un colpa.

Che roba, eh?

Eh. Se solo non fosse che scopiazza di qua e ricopia di là alla fine Turn on the Bright Lights è pure un bel disco e anche l'ultimo singolo a me, ricopia di qua e scopiazza di là, mi suona proprio bene.

È un peccato

A quel punto allora Polly mi ha detto, alzandosi:

  • Lascia perdere: che stroncare, si vede che te non sei capace.

Mi ha confessato infilandosi le scarpe quelle che non fanno rumore:

  • Che secondo me sei troppo buono, che ti riesce bene solo di dir quando i dischi son belli, che anche quelli brutti poi ci trovi sempre qualcosa che val la pena. Occhio che qualcuno non ti stronchi a te.

Ha concluso uscendo dalla porta. Che non si capiva bene se era un complimento o meno, ma così su due piedi sembrava niente di più che una stroncatura bella e buona della mia carriera appena iniziata di stroncatore semi-professionista.

E allora, mi son detto, sentendo la serratura che si chiudeva e le porte dell'ascensore che si aprivano: lasciamo perdere, mi son detto, sarà per la prossima volta.

Che però è un peccato. Che leggerle nelle riviste che leggo, le stroncature, dan proprio soddisfazione. «E lo sai cosa non sarei stato capace di tirar fuori!» mi son detto.

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