Oggi venti anni fa

Oggi venti anni fa

Calendari, apocalissi, coincidenze, date, numeri, nomi e cuori incrociati. Cosa c'entrano i Maya con i Radiohead? E i R.E.M. con Carlo Lucarelli? Paura, eh?

21 settembre 2012

Ma parliamo del 21 settembre del 1992, che sarebbe oggi. Il 21 settembre sarebbe oggi, dico. Il 1992 no, quello eran venti anni fa.

E niente. Il 21 settembre del 1992, dicevo — che sarebbe oggi venti anni fa — usciva in Inghilterra, un singolo ancora senza album che si chiamava Creep. Si chiamava Creep il singolo, dico. L'album no: l'album si chiamava Pablo Honey, ma quello ancora non si sapeva, oggi venti anni fa, e io ora non volevo mica star qui a far come i Maya, passar il tempo a bullarmi che io so le cose del futuro di oggi venti anni fa. No. E allora facciamo che Pablo Honey ancora, come se non esistesse Pablo Honey, ancora.

L'anno scorso

Ma non è lì il punto, che io non lo so perché mi son incartato con questa storia dei dischi del futuro. Il punto è che quello stesso giorno, oggi venti anni fa, i R.E.M. stavano seduti intorno a un tavolo del loro studio di Athens. Athens quel posto in Georgia, dico, mica la culla del pensiero moderno che sta nel Peloponneso. La Georgia stato degli Stati Uniti d'America, dico, mica la Georgia ex repubblica socialista dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Ma guarda te se mi dovevo imbattere proprio oggi 21 settembre nell'unica ambiguità geografica da Guerra Fredda.

Comunque. Oggi venti anni fa i R.E.M. stavan lì seduti intorno a quel tavolo a bere due birrette e a controllare se era venuta bene la grafica del loro Automatic For the People, che sarebbe dovuto uscire (e sarebbe uscito, questo lo posso anticipare, tanto si tratta di settimane e ci son già i rumors in giro, mica come Pablo Honey, che uscirà nel lontano febbraio di un 1993 ancora poco futuribile), sedici giorni dopo. I rumors son la gente che ne parla, tipo quando giù dal pakistano le donne che comprano il sedano si dicon sottovoce: «Oh ma l'hai sentito del ragionier Manfrini che ha lasciato la moglie per la donna delle pulizie moldava?». Ma meno squallido.

Ecco. I R.E.M., lì seduti intorno al tavolo con quel monte di promo incellophanati e le birre aperte in un'atmosfera di festa un po' trattenuta perché sì, ok, va bene che esce il disco nuovo, ma poi chissà la gente come lo accoglie, che dopo Losing My Religion uno non lo sa mica cosa si aspettan la gente. Che la gente son strani e se fai sempre le stesse robe si lamentan che fai sempre le stesse robe, ma se non fai più le stesse robe poi si lamentan che com'eran belle le robe vecchie che non son più le stesse. C'era da capirli insomma, i R.E.M. oggi venti anni fa, loro, eran mica come me e i Maya che già sapevano che quello sarebbe stato uno dei capolavori più venduti di sempre. Automatic for the People, dico.

Ma a parte questo. I R.E.M. stavan lì intorno a quel tavolo georgiano con tutti i CD sparpagliati sopra e le lattine di Bud agli sgoccioli a far gli scongiuri con quelli dell'ufficio stampa e a scartar i cellophane e poi il resto non lo so, che io ce ne ho di strada da fare ancora prima di diventar come i Maya. Ma sicuro non pensavano a sciogliersi.

E invece. Invece diciannove anni dopo, oggi l'anno scorso per esser più precisi, i R.E.M. davano ufficilamente l'annuncio che dopo un bel po' di tempo di R.E.M. anche basta R.E.M. — un colpo basso, proprio.

Oggi

E allora io è tutto il giorno che ci penso. Perché me ci son queste cose, queste situazioni di coincidenze, di date, di numeri nomi e cuori incrociati, che Carlo Lucarelli ci fa i programmi televisivi e invece me mi mandan fuori di testa. Insomma i R.E.M. han deciso di chiuderla lì lo stesso esatto giorno dell'anno scorso tale e quale quel giorno venti anni fa che i Radiohead mettevan sugli scaffali di Championship Vinyl il loro primo singolo. Che sarebbe oggi. Championship Vinyl invece sarebbe un negozio di dischi immaginario. Immaginario se non hai letto High Fidelity di Nick Hornby, dico. Se hai letto High Fidelity di Nick Hornby invece, è il posto dove vorresti vivere, e possibilmente anche morire. Championship Vinyl, dico.

Ma vabbè. Ora io non voglio mettermi a pensare pure che il primo grande tour italiano i Radiohead l'han fatto proprio di supporto ai R.E.M. che poi aggiungo troppa carne al fuoco e non ci dormo stanotte, però ce lo vorrei chiedere tipo ai Maya — loro che son così bravi a saper quando iniziano e quando finiscon le robe — cosa voglion dire questi segnali qua, questi fatti ricorrenti che inconsapevolmente o meno intrecciano le storie dei grandi gruppi del rock, soprattutto quelli che io ci voglio bene.

Forse che in questo preciso istante di oggi 21 settembre 2012, da qualche parte del mondo, una band di ragazzini sconosciuti che tra diciannove anni (quando, il 21 settembre del 2031, i Radiohead daranno l'annuncio del loro scioglimento) sarà acclamata come una delle più influenti della storia della musica sta facendo uscire il suo primo singolo intitolato, che ne so, Weirdo?

Difficile. Primo, perché in quel caso sarei venuto a saperlo. E poi perché il mondo finisce oggi tra tre mesi, il 21 Dicembre 2012, il giorno che finisce l'autunno e inizia l'inverno. L'han detto i Maya, mica il mago Otelma.

Il futuro quello passato

È inutile, lo so. Non è il caso che mi lanci in queste funamboliche ipotesi sul futuro quello veramente futuro: io son bravo col futuro quello passato. Per il futuro che ancora deve succedere per quello ci voglion dei professionisti. Tipo i Maya appunto. E allora sì, io ce lo vorrei chiedere proprio ai Maya, cosa vorran mai dire questi fenomeni musicali più o meno trascendenti che fan ruotare i miei gruppi preferiti attorno al 21 settembre di ieri di oggi e di domani.

Ma figurarsi. Tanto poi lo so cosa mi risponderebbero, questi Maya, loro che, è risaputo, son tutti imparanoiati con gli astri, i calendari e i ricorsi della natura. Ma ovvio, mi direbbero i Maya — con quel tono tra l'incredulo e l'irritato di chi quasi ti compatisce perché non capisci nemmeno le questioni più evidenti — è perché il 21 settembre finisce l'estate e inizia l'autunno! E poi si chiuderebbero di nuovo in quel loro mutismo sibillino, dietro quelle loro facce di pietra imperscrutabili, arroccati dentro quel loro atteggiarsi a profeti, come fan sempre i tipi così dai tempi dell'Oracolo di Delfi, che ti buttan lì una frase vaga che vuol dir tutto e vuol dir nulla e poi si zittiscono sdegnati dalla tua faccia da ebete, in piedi sulla cima della piramide a gradoni, con le braccia incrociate, i lineamenti alteri e il naso all'insù a scrutare il cielo.

L'Oracolo di Delfi era un esempio: lui stava nel Peloponneso, lui sì. E quindi niente piramidi a gradoni, per l'Oracolo di Delfi. Così, per precisare.

E allora va bene. Lasciam perdere. Me ne farò una ragione e rimarrò con queste inquietudini circolari che mi lacerano il cambio di stagione.

L'estate sta finendo

Però prima ci volevo dire una cosa un'ultima cosa, ai Maya dei miei maroni. Ci volevo fare una puntualizzazione, a questi sacerdoti dello Yucatan che non son mai stati né nell'Oxfordshire né nel South East degli USA, eppure si senton liberi di dire la loro opinione opinabile su un genere musicale che non ha niente a che vedere con le musichette flautate da Nescafè che ascoltan loro di solito. Che io passar per pignolo e saccente in genere ho fin vergogna, ma con questa gente qui — presuntuosa come pochi che si crede chissà chi solo perché c'ha un improbabile coloratissimo cappello di piume in testa — un po' ci provo pure gusto.

E quindi ce lo volevo dire, ai Maya, che dall'alto della loro onniscenza astrale, dall'alto del loro Superenalotto mistico, dall'alto di quei gradoni dello zodiaco, si eran fatti fregare dall'unico equinozio alternativo:

L'estate finisce il 23 settembre.

Pensa te. Io, aver a che fare con gente così, sarei quasi pronto a scommettere che questo mondo infame tira avanti almeno fino a Pasqua del prossimo anno.

Per il resto, vado a interpellar davvero Carlo Lucarelli. Lui sì che se ne intende.

Disco totale
Disturbo di personalità al contrario